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Archive for 21 Maggio 2009

Non sono mica ripartita, sono ancora qui ferma, in preda ad una stanchezza che sembra non trovar riposo per colmarla, sarà il cambio di stagione, sarà la fine dell’anno sociale, una voglia di vacanze che si respira con il primo caldo e il canto delle rondini…

Ma siccome anche se io sono ferma, la vita va avanti, ecco le ultime idee che mi sono venute in mente, guardando la TV con mio figlio, il massimo di attività che potessi fare.
I cartoni animati sono in genere dedicati ai bambini e pensiamo che siano divertenti, educativi o al massimo comunque innocui. Ma non è sempre così, mi sono un po’ documentata.
I cartoni animati appartengno in genere a tre filoni:
americani (USA)
europei
giapponesi.

I cartoni americani  sono di qualità media, e partono da una precisa concezione di vita, l’uomo che si deve fare da solo (self-made man) tipico del sogno americano, quindi in genere enfatizzano l’individualismo e il successo come valori fondamentali, chiaramente in modo molto meno incisivo e smorzato nei classici, da Tom e Jerry a Braccio di Ferro che sono comici e con strutture di storie sempre uguali così facili da comprendere per i bambini e utili per sviluppare le loro capacità logiche. E così anche i nuovi didattici, stile Little Eisteins. Ma non tutti.
I cartoni europei sono qualitativamente i migliori sia come grafica che come contenuti. In genere puntano su valori etici di collaborazione e rispetto e hanno spiegazioni ed esposizioni di tipo didattico, spiegano come funziona il mondo. Spesso hanno una fonte scritta, come La Pimpa o i Barbapapà, garanzia che il cartone sia di qualità e che non sia fatto a tavolino come operazione di marketing per vendere gli oggetti inerenti (merchandising), lo dice una mamma con figlio targato Gormiti (italiano, tra l’altro) dal grembiule alle mutande.
I giapponesi o sono cartoni prodotti per un pubblico occidentale, come Heidi, per intendersi, oppure appartengono ad una cultura con riferimenti molto diversi dai nostri. Lì, al contrario che per i cartoni americani, l’individuo deve sacrificarsi per la collettività, in genere la squadra, stile Kamikaze, e il sacrificio è il vero valore e merito dell’eroe, quasi oltre il risultato. Ecco perchè c’è una grande esposizione di fatica e di sofferenza, io ricordo ancora in Actarus, l’eroe di Goldrake, le tante urla di dolore durante i combattimenti. Inoltre in Giappone i cartoni animati sono spesso le trasposizioni delle serie di fumetti per adolescenti e giovani adulti che hanno più successo e quindi vanno visti per capire se sono veramente indirizzati ai bambini.
Ne parlerò ancora.

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