In queste ultime settimane mi ritrovo a pensare quanto sia necessario, eppure difficile per gli adolescenti di oggi trasgredire. Ovviamente questo mi viene in mente dal rapporto con mia figlia di sedici anni e anche dai suoi racconti, da quello che vedo delle sue amiche e dei suoi amici, del suo mondo. E penso che non si scappa, in questa sua fase non si cresce se non si riesce ad andare oltre le regole, le scelte, le impostazioni dei propri genitori e del mondo adulto in genere. Non si può seguire la scia, ma faticosamente costruirsi la propria. Mi ritrovo sempre più a mio agio allora nel mio essere una mamma battagliera che dopo aver allentato il rapporto sul piano della confidenze, parliamo molto meno ora, certe conversazioni sono un po’ finite tra di noi, continua invece con le discussioni. Sono sempre pronta a rimarcare e soprattutto a pretendere il rispetto di alcune regole, da alcune spicciole, come non dire le parolacce in mie presenza, ad altre di fondo sul prendersi la responsabilità e la conseguente coerenza su quello che fa, se chiede e ottiene dei permessi, se propone di fare qualcosa per ottenere altro in cambio. E non ho nessun pudore, lo dico anche a voi!, a metterla in punizione o a ricattarla su ciò a cui tenga di più se non rispetta le mie richieste, i patti. Mio marito, il furbo, fa il genitore buono, ma anche quello che proprio per questo, è temuto di più. Perchè le sto così sul collo? Perchè se non tenessi duro non avrebbe muri da scavalcare, regole da trasgredire, impostazioni a cui andare oltre, niente aria nuova da respirare, niente mondo suo migliore e libero da noi da costruirsi, regole da inventarsi giuste per lei. La trasgressione diverrebbe solo distruttiva, negativa, di fuga, qualcosa soltanto e palesemente, senza essere contro di noi, contro di lei. E’ una sensazione che ho a pelle, mi viene d’istinto di comportarmi così, ormai è troppo grande, senza niente su cui lottare per se stessa, il suo essere contro, il suo bisogno di ribellarsi, di autonomia, sacrosanto alla sua età, le si rivolterebbe contro. In una cultura giovanile che propone lo sballo, il divertimento fine a se stesso, dove l’impegno è sinonimo di fatica e quindi senza valore, io e suo padre pretendiamo molto da lei, non in termini di risultati, ma di darsi da fare per la sua vita, per se stessa, per la sua felicità. Perchè per noi il vivere senza pensieri non è la gioia, divertirsi non è emozionarsi e, ho letto questa cosa che ho trovato illuminante, il contrario di noioso non è divertente, ma interessante. Se vuole vivere seduta, senza obiettivi, senza sfide, chiusa e lontana da un mondo deprimente come il nostro dovrà andare a farlo altrove, sarà comunque una sua scelta, non un nostro permesso nè eredità. Ecco perchè ci lotto tutti i giorni, spesso sulle stesse cose, certe volte urlandole contro, altre discutendone con calma, ma senza arrendermi, o almeno dicendoglielo quando sono troppo stanca per farlo. Lei si imbroncia, si indigna, poi torna, mi abbraccia, ci coccoliamo, scherziamo, non siamo nemiche, solo, sempre su due versanti distinti e diversi, lei di fronte alla vita che deve ancora costruirsi, io alle sue spalle, alle sue radici, dove può sempre tornare, ma che è ormai un altrove rispetto al suo mondo. Lei che gira e vaga esplorando, io il suo punto intransigente e brontolone, anche difficile da comprendere, e certo da condividere, ma fermo, fermo per lei.
“la vita non procede a ritroso e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccate in avanti.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco.”
(Gibran, Il profeta)
Punto fermo
febbraio 20, 2014 di caterinacomi
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