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Posts Tagged ‘bambini e Sacro Graal’

Mia figlia, che in sedici anni ha resistito a tutti i reality, da Amici al Grande fratello e tutti i suoi consimili, ha ceduto alla fine a X Factor, pur se con moderazione. Mi trovavo a pensare di come in questi ultimi anni si siano moltiplicati per gli adolescenti i programmi, reality, ma anche registrati, come quelli sulle ginnnaste o sui calciatori, dove il succo del tutto è la sfida a cui sottoporsi, il rischio dell’eliminazione e la gestione della delusione o della vittoria. Si creano dei personaggi, degli eroi, perdenti o vincenti, in una moderna mitologia dove le qualità da mettere in gioco sono certo il canto, il ballo, l’esibirsi, il gareggiare, ma soprattutto il credere in se stessi, il non abbattersi, il riuscire ad esprimersi con autenticità, dare il meglio, una sfida in fondo intimistica, di realizzazione personale. Le sfide, che i giovani trovano sempre meno da affrontare nelle loro vite, perchè sempre più lontane e difficili da concretizzare in un mondo consumistico, le rivivono per interposta persona, attraverso queste emozioni e queste esperienze, reali o costruite che siano. Ma non avevo mai pensato ai videogiochi, l’altra faccia, più semplice e meno faticosa della sfida per eccellenza che è lo sport, la guerra e i combattimenti potrei dire in versione civilizzata, dalle olimpiadi in poi. Ieri un bimbo del catechismo, uno di quelli speciali, sapete ce ne sono, dice di voler fare un annuncio al gruppo: IV elementare, preparazione alla Prima Comunione. Afferma di aver scoperto che il Sacro Graal, che cercano i cavalieri della Tavola Rotonda, è in realtà il calice, la coppa dell’Ultima Cena di Gesù, di cui ovviamente si è parlato spesso. Allora io, da brava catechista, cerco di spiegare che il Graal rappresenta il Bene, che i cavalieri usavano la forza per il Bene e non per il male, per difendere i deboli e la giustizia, e subito chiedo, avevo un gruppo di tutti maschi, se vogliono anche loro servire il Bene come moderni cavalieri. Allora un altro bambino mi  chiede, un po’ confuso -E Assassin Creed allora?-  Io conosco il gioco perchè mio figlio ce l’ha, ma certo non mi piace, si combatte senza un contesto di scelta, bisogna soltanto scontrarsi e annientare il nemico, almeno agli occhi di un bambino, forse i ragazzi e gli adulti lo vivono diversamente. Ma di videogiochi di combattimento, sempre mio figlio, ce ne sono  per tutti i gusti, molti senza tante preoccupazioni del Bene, altri per fortuna più costruttivi. Perchè il punto non è solo combattere, non è impegnarsi, non è la  sfida, ma per cosa farlo. Senza mettersi alla prova, non si acquista sicurezza e fiducia in se stessi, non si cresce, ma anche senza un obiettivo non ci si evolve, non si cresce. La sfida a diventare migliore e non il migliore, questa mi sembra una buona sintesi.
Poichè hanno risposto di sì, ho chiesto ai miei bambini di trovare per la prossima settimana in che modo loro vogliono e possono essere cavalieri, oggi e alla loro età, per cercare e servire il Bene. Se ci penseranno almeno un pochino, sarà una sfida, una buona sfida.

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