Ieri sera sono stata alla conferenza sull’anoressia e mi sono portata a casa un sacco di stimoli interessanti. Sia chiaro che il mio interesse e il mio atteggiamento erano nettamente da mamma di una preadolescente che ha già cominciato a lamentarsi per le sue ginocchia grasse e che vuole dimagrire alle gambe. E la strega Mangiabambini ormai è un ricordo dell’infanzia oltre che una storia del libro.
E così ieri sera avere a disposizione un giovane psicologo, fresco di studi e con tutti i dati aggiornati sul problema, pronto a chiarire tutti i dubbi è stato molto gradevole e confortante.
La cosa che mi ha più colpito, con sollievo, è che la prima funzione, perchè i sintomi e le malattie psicologiche spesso servono a creare un’equilibrio che è il migliore che si riesce ad ottenere, ecco diciamo così, l’anoressia svolge nella vita di una ragazza e della sua famiglia in qualche modo la funzione di fermare il tempo e la crescita in una fase in cui avviene il passaggio dall’essere una bambina a diventare una donna, con tutti i suoi risvolti. Una rigidità che porta ad un’incapacità di attuare questo cambiamento, tutto si ferma anche fisicamente e gravita intorno al problema del rapporto col cibo invece che sulle vicende che riempono le giornate di ognuno di noi.
Quindi queste ragazze, e con loro le famiglie, sono come intrappolate e bloccate in questo assurdo bisogno di controllo, del loro corpo innanzitutto tramite il controllo sulla quantità di cibo, ma è come se volessero controllare la vita stessa, le loro emozioni, le loro azioni.
Il sollievo di mamma deriva dal fatto che mia figlia è chiaramente nel pieno del suo processo di crescita e di sviluppo della sua femminilità, non vede l’ora di diventare grande, di innamorarsi, dice che a diciotto anni andrà a vivere per conto suo con un’amica, insomma certo non è ferma e tanto meno rigida in una posizione di bambina.
Ma anche dalla scoperta che se questi gravi disturbi sono il frutto di una negazione e paura, a livello di sistema familiare, del cambiamento e della crescita, per prevenire e agire nel versante sano della faccenda bisogna invece imparare ad accettare che la vita di una famiglia è un continuo cambiamento, un continuo ridefinire gli equilibri e riadattarsi di tutti gli altri membri alle conquiste di ogni elemento e in particolare a quelle dei figli, specialmente dalla preadolescenza in poi, e non a caso il periodo di insorgenza dell’anoressia è dai 12 ai 25 anni.
E questo, anche senza avere troppe informazioni o idee specifiche sul cibo e i disturbi alimentari, è uno strumento che abbiamo tutti in mano, la capacità di sostenere la fatica e l’impegno per gestire i cambiamenti, di sopportare la paura e il dolore dei conflitti che inevitabilmente ne derivano e di accettare i vuoti e il disorientamento che ci investono come un segnale che tutto sta funzionando, là dove invece ci sembra che i conti non tornino più.
E poi, e qui mi ha colto in fallo, l’importanza di riempire gli spazi che si creano tra noi e i figli con attività ed energie dedicati a se stessi e alla coppia, che ognuno faccia un po’ la propria vita, convivere e condividere non sempre vuol dire volersi bene, ma anche un po’ soffocarsi e imprigionarsi e allora bisogna imparare a mollare. E questo mi ha fatto male, e allora vuol dire che sono arrivata al punto. E tutto in una sera, in una sola conferenza.
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Anoressia, la conferenza
Posted in Altre cose e altre storie, Piccole donne (e uomini) crescono, tagged anoressia, conferenza sull'anoressia, crescere e cambiare, disturbi alimentari, famiglia, mamma di preadolescente, psicologo on luglio 9, 2010| Leave a Comment »