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Posts Tagged ‘figli che crescono e ascoltano le storie’

I figli, li vediamo grandi o piccoli spesso a prescindere da come realmente sono. Chi avrebbe pensato che mio figlio insieme ad un suo amico a dieci anni suonati avrebbe ancora ascoltato e apprezzato, durante la merenda, una delle storie del mio libro? Eppure quando le raccontavo era piccino, ma in fondo sua sorella, altrettanto presa, era più o meno come lui ora..

“Storia della galleria (contro la noia mentre si viaggia)
Quando il viaggio è lungo e l’abitudine alle storie ormai consolidata, per trovare qualche elemento nuovo occorre trasformare il viaggio stesso in un’avventura che scacci la noia, e in un lungo tragitto è difficile non attraversare neanche una galleria…

STORIA DELLA GALLERIA

C’era una volta una famiglia che stava facendo un bel viaggio con la propria macchina e tutti erano contenti perché andavano in vacanza ed era una bella giornata con il cielo azzurro e il sole che splendeva in mezzo a qualche piccola nuvoletta bianca bianca.
Arrivarono ad un certo punto all’imbocco di una galleria e mentre procedevano, aspettando di rivedere la luce, si resero conto, quando finalmente ne uscirono,  che il tempo era improvvisamente cambiato. Il cielo era scuro e rossastro, come se fosse scesa improvvisamente la notte  e un odore molto acuto e cattivo filtrava attraverso le bocchette. Non c’erano più neanche le altre macchine e neanche le strisce e i cartelli ai lati della strada, che anzi non sembrava proprio per niente una strada. Il babbo spense il motore. Sentirono uno strano brontolio, ai lati si intravedevano strane montagne senza cielo sullo sfondo: tutto nero.
Scesero dalla macchina. Il terreno era caldo ed elastico e anche un po’ umido.
Dove erano finiti? Un vulcano? Una grotta? Un sotterraneo?
Sentirono dei movimenti e ogni dubbio svanì: erano finiti nella pancia di un drago. Doveva essersi addormentato a bocca aperta proprio davanti all’imbocco della galleria mentre loro ne stavano uscendo e ora si stava svegliando.
Salirono in macchina, chiusero le sicure e si  misero le cinture, dovevano scappare da lì.
Il padre mise in moto e per fortuna le ruote camminavano bene sulla pancia, gola o quello che era. Ma evidentemente ora che il drago era sveglio li sentiva. Cominciò a tossire, come quando mangiando ci va qualcosa di traverso e in effetti era proprio così!
Grandi scossoni sbattevano la macchina qua e là, riuscivano comunque a procedere ogni volta che il drago smetteva di tossire e poterono così percorrere quella incredibile autostrada. Finalmente in lontananza apparve il cielo azzurro che non era svanito, ma soltanto scomparso dalla loro vista, finiti com’erano dentro quella enorme creatura.
Lì davanti però apparvero anche i denti, o zanne che fossero, grossi come colonne attraverso i quali la macchina sarebbe dovuta passare per uscire fuori senza essere, diciamo così, masticata.
Ma l’azzurro del cielo li guidava e il desiderio di raggiungerlo era così forte che il padre lanciò la macchina a tutta velocità. Il gran rumore provocò così tanto fastidio al drago che pensò bene di sputarli spingendoli con la sua lingua grossa come un’onda scura e gigantesca.
Si ritrovarono fuori e la luce del sole li abbagliò tanto che non riuscirono a tenere gli occhi aperti.
Quando finalmente poterono guardarsi intorno si accorsero che erano fermi, il motore spento, adagiati sopra una nuvola. Non cadevano, non salivano, non andavano né avanti né indietro, semplicemente sostavano lì sopra, come se si fossero fermati ad una piazzola, del drago non c’era traccia, si apriva davanti a loro una distesa immensa di azzurro come mai vista prima.
Non ebbero il coraggio di scendere dalla macchina, perché anche se la nuvola teneva chissà cosa sarebbe potuto succedere alla superficie umida e opaca al contatto dei loro corpi.
Si guardarono intorno proprio come se si trovassero a volare su un aereo, ma capivano che le somiglianze finivano qui.
Non sapendo veramente cosa fare, aspettando l’arrivo di un’idea, tirarono fuori i panini e fecero merenda. Per il momento potevano essere contenti di essere usciti dalla pancia del drago e rallegrarsi per l’incredibile vista. E godersi la merenda.

Qui finisce la storia, o almeno questa parte. Qualche volta è utile imparare la pazienza e accontentarsi di quello che si ha, restando sospesi sulla fine di un racconto o sopra una nuvola.”

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