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Archive for gennaio 2016

Adozioni e adozioni

Potrei scrivere un libro su tutte le rifessioni che faccio in questi giorni sulle unioni civili, ma non sono sociologa o antropologa, nè filosofa o teologa per cui da mamma e da psicologa mi limiterò, per rispondere ad un amico, ad occuparmi del mio campo che sono i rapporti educativi e i genitori. L’adozione è, o almeno dovrebbe essere, uno strumento per migliorare la vita di quei bambini che altrimenti non possono avere l’opportunità di crescere in una famiglia che possa assicurargli il benessere sia materiale che morale, diciamo così. Ogni adozione si porta dietro un dolore, un trauma e un lutto, il mancato proseguimento del rapporto naturale tra madre, padre e figlio. Per questo è regolamentata e controllata a livello nazionale e internazionale e non può essere un fatto privato, è moralmente e legalmente vietato prendere soldi per dare via un proprio figlio. Per evitare questo dolore e distacco dai genitori naturali in questi ultimi decenni è nata la pratica delle adozioni a distanza, per aiutare un bambino a vivere meglio, ma restando a casa sua. Per questo in Italia, non so come sia in altri paesi, esiste l’affido, che consiste nel far vivere un bambino più o meno temporaneamente con una famiglia mantenendo la frequentazione con i propri genitori, perchè la famiglia affidataria possa dare quella stabilità di cui il bambino ha bisogno mantenendo comunque il rapporto con i suoi nel tempo e prendendo quello che comunque loro, i genitori naturali possono dare. E’ complicato, impegnativo, ma è la soluzione migliore, là dove una mamma e un babbo da soli non ce la fanno e dove non ci sono altri modi per aiutarli. Ed è un modo di vivere comunque doloroso, come è doloroso per ogni genitore adottivo comunicare al proprio figlio che i suoi genitori naturali non lo hanno tenuto. E occorre tutto il loro amore per aiutare il figlio adottivo ad accettare che quella parte della sua vita, delle sue origini, della catena di cui lui è l’ultimo anello, sia stata spezzata e lui ne sia stato allontanato, dai problemi, dalla vita che non sempre è giusta come dovrebbe. Dovrà imparare, grazie a quello che ha avuto in cambio, la sua nuova famiglia, ad andare oltre a questo dolore che è esistenziale, cioè ha a che vedere con il suo stesso esistere.
Cosa risponderanno due madri o due padri al loro figlio che vuole sapere da dove viene, perchè certo non basta avere un librino illustrato con due coniglietti maschi o due conigliette femmine con i propri cuccioli per smettere di chiedersi chi sia e dove si trovi la propria mamma o il proprio papà.
Diranno “siamo andate ad una banca del seme e abbiamo comprato un seme anonimo, non vogliamo sapere da dove vieni per quella metà, non ci interessa sapere nulla di quella catena da cui provieni, quella non è la tua famiglia, non vogliamo sapere chi sei rispetto a quella dimensione della tua vita?” Oppure “siamo andati a comprare un uovo e lo abbiamo fecondato col nostro seme mescolato per non sapere chi di noi due sia tuo padre, poi abbiamo pagato una donna perchè ti tenesse in pancia nove mesi e quando sei nato ti abbiamo preso noi e non vogliamo avere niente a che fare con queste due donne e con le loro famiglie, non ci interessa sapere niente di quel lato della tua vita, da dove tu provenga. E non ha importanza se non sei stato messo in braccio alla donna che ti ha tenuto  in pancia e che ti ha partorito per farti tranquillizzare nel riconoscere il suono della sua voce, il suo battito e il suo odore, non hai preso il suo latte e non sei potuto stare 24 ore in stanza con lei e non da solo con altri neonati nel nido, come ormai in tutti i nostri ospedali viene fatto.” Che lo abbiano detto Gasparri o Dolce Gabbana, il punto è che Elton John ha fatto proprio questo e il decreto Cirinnà lo renderà legale anche in Italia. Io credo che due persone che vogliono vivere insieme debbano essere tutelate, ma se sono dello stesso sesso e si amano devono anche saper accettare che quella è la loro natura, amarsi di un amore non procreativo e quindi non poter avere figli loro. Certo che sarà un dolore, ma è il loro dolore che non giustifica quello di un altro, specialmente di un bambino. Per legge in Italia i genitori che voglio adottare un bambino non devono avere più di 45 anni di differenza tra lo loro età e quella del bambino da adottare, perchè la relazione genitori figlio sia il più possibile vicina a quella che la natura consente, questo è il diritto del bambino da tutelare. Lo stesso principio vale o non vale per tutti i bambini, per tutte le adozioni e situazioni.

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