Eccomi qua, dopo giorni e giorni di corse e di mille nuove e vecchie cose da fare. Una presentazione, progetti, laboratori, letture, contatti, mia figlia che mi assilla che vuole essere più grande, mio figlio che sta esaurendo le scorte di buone maniere ed è diventato più indisciplinato in queste ultime settimane di scuola. E la famiglia da tirare avanti e che ti tira avanti.
Ma ora sono qui, davanti a questo spazio bianco da riempire che mi ha accompagnato in questi mesi e mi sento come tornata a casa. E quello che provo è gratitudine per avere questo mio rifugio, questo spazio dove possono entrare tutti eppure che è solo mio.
Perchè la vita è così. Bisogna avere le porte aperte e lasciare che le cose ci scorrano attraverso, esperienze ed emozioni che entrano ed escono, ma ogni tanto bisogna ricordarsi di chiudere tutto e guardare la mobilia, come si sarebbe detto una volta.
Per riconoscersi, fare il punto della situazione, prendere confidenza con i nuovi oggetti e dare una spolveratina a quelli vecchi, magari qualcosina buttarla via. Allora si va avanti tutti interi, puoi tenerti con te tutti i tuoi pezzi, le tue paure e i tuoi entusiasmi, le tue nostalgie e la noia, la stanchezza e l’eccitazione e trovare la forza dentro di te per riaprire la porte.
Tanto sai già che subito lì fuori troverai quella ragazzina dodicenne inquieta pronta ad entrare e invadere con tutta la sua energia ogni angolo più remoto, come un tornado che passa, finchè non se ne torna in camera sua e chiude la porta della sua stanza, quella vera. Fino al prossimo assalto.
Proprio come con la vita.p
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