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Posts Tagged ‘figlia adolescente’

Il nome in realtà mi viene da una prozia materna, laziale, ma di fatto mi chiamo Caterina e sono nata a Siena. Qualche cosa, ho pensato, dovrà pur dire. Così mi sono trovata mesi fa nella Basilica di San Domenico, la chiesa che Caterina Benincasa a cavallo del 1300 frequentava, dove si recava a Messa. Nella libreria interna, tra rosari e immaginette ho comprato una biografia romanzata della santa dal titolo che non mi ha lasciato dubbi, La mia natura è il fuoco. Questa santa va conosciuta, mi son detta. Ho scoperto una donna eccezionale, mistica da sembrare quasi fiabesca e leggendaria e allo stesso tempo con un impegno civile unico io credo in tutta la storia. Lei, umile donna illetterata figlia di un tintore, interloquiva con tutti potenti di allora senza timore o reverenza, forte della sua umiltà e della verità.
In questi giorni pieni ed inquietanti, il mio vivere la politica si è concretizzato anche in una candidatura in una lista civica, per esserci, per dare il mio contributo e testimonianza, ma sperando, con la mia paura, davvero di non essere eletta che preferisco contribuire in altro modo. Ma i veri giochi, quelli che mi inquietano sono altri.
Mia figlia, quindicenne adolescente in crescita, tra amici, scuola e ragazzo vuole giustamente fare da sè, ma io e suo padre la vediamo soffrire, o arrabbiarsi, o sfogarsi con noi, sbagliare, ma non volere il nostro aiuto. Ci siamo detti proprio in questi giorni, per consolarci, che essere genitori di figli adolescenti è forse meno faticoso, ma più doloroso: se non vuole confidarsi, se non vuole essere aiutata, non puoi fare altro che soffrire per lei, o se te lo permette, con lei.
Questo nostro paese, questa nostra democrazia, dove vedo tante persone al potere pronte a buttarsi alle spalle ogni principio, ogni valore, ogni capacità di ascolto e di rispetto per i cittadini, considerati delle pedine, carri armatini del Risiko che loro stanno giocando, presidenti e segretari che stanno affondando in una vergogna sempre più profonda, e questa nostra incapacità di costruire e creare una nuova classe di rappresentanti, la nostra incapacità di indignarci, di ricordarci che noi siamo altro da tutto ciò e staccarci indignati, che non uno, ma mille movimenti dovrebbero crearsi, il paese dovrebbe pullulare di assemblee, di incontri, di richieste di muoversi verso nuovi obiettivi. E invece tutti spenti, disillusi, paralizzati o peggio ancora violenti.
Come a volte proprio con mia figlia, l’adolescente, aspetto e soffro, veglio, faccio quello che mi è possibile, convinta che la crescita e la maturazione, le capacità di trovare la propria strada arriveranno. Dopo tutto Caterina da Siena è la patrona d’Italia e d’Europa, culle di civiltà, diritto e democrazia. Qualcosa dovrà pur dire.

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Ieri è stato proprio un bel compleanno. Lo so che è stato per via della neve, ma ce ne siamo comunque rimasti tutti e quattro a casa in questa vacanza improvvisata che è diventata la mia festa. Mi sono alzata tardi, come piace a me, ho chiacchiericchiato per buona parte della mattinata al telefono con le amiche, anche loro a casa, mentre mio marito cucinava delle fantastiche polpette, io oltre che negata, non amo cucinare… e poi se n’è andato a spalare la neve dalle scale con mio figlio: mi sentivo in un telefilm americano, mia figlia in tutto questo dormiva. Poi dopo pranzo se ne sono usciti tutti e tre lasciandomi ad una beata solitudine, ho scritto, ho letto, ho guardato la situazione meteo in tv e una puntata del mio telefilm preferito “La vita secondo Jim”, lo conoscete? Insomma una di quelle giornate perfette, torta, candeline e serenità. Il regalo era stato il concerto di Fossati, anche se volevo l’ultimo libro della Kinsella, ma mio marito ha dimenticato il titolo e comunque avevo già avuto abbastanza. Non avevo considerato mia figlia..
Da facebook:
Cara Mamma,
sai qual’è la differenza tra il ti amo che dico alle mie amiche e il ti voglio bene?Con te litigo,urliamo,mi sfogo ma so troppo bene che non ti perderò mai,qualsiasi cosa faccia,e questo come lo chiami amore o voler bene?Io direi entrambi.
In tutti i libri che leggo,i film,Harry Potter le persone che hanno perso i genitori,soprattutto la madre si sentono incompleti.
Fino a ieri sera non riuscivo proprio a capire,poi ieri mentre guardavamo “Mi chiamo Sam” e sentivo che piangevi lì con me,e ti ho abbracciata ho sentito(e non solo quella volta)quella stretta al cuore,che si può sentire solo con la tua mamma.
E chi non ce l’ha cerca sempre qualcuno per rimpiazzare quel vuoto,ma nessuno lo colmerà perché di mamma ce n’è solo una.
TE sei unica.
Ti voglio così tanto bene.
Buon compleanno mammina mia.

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Dopo giornate concitate e riflessioni agitate e notturne cerchiamo di riprendere il filo dei pensieri e degli eventi. Mia figlia non è andata poi in discoteca, non è voluta andare senza la sua migliore amica a cui non era stato dato invece il permesso. L’amica che ha dato il suo primo bacio, che lo ha dato pur sapendo che a lui non importava niente di lei, ma ha seguito il consiglio delle amiche e amici che le hanno detto che non importava, che baciarsi va fatto senza preoccuparsi dei sentimenti, dei legami, se ne può baciare anche più di uno per sera che tanto “fa fico”. Mia figlia no, si è arrabbiata, ha disapprovato questa superficialità in cui non si riconosce e mi ha detto che però così la pensa la maggioranza dei ragazzi e ragazze della sua età. Ecco perchè mi sono arrabbiata con Benigni e company in tv, subito dopo il suo dolore e la sua rabbia per la sua amica che poi -Mamma, la terza volta che le ho chiesto se era felice, lo ha ammesso, no, non lo era-. Possibile che, non ragazzini di undici, dodici anni, ma gente di prima superiore la pensi così? Ma forse ricordo male noi alla loro età, come mamma magari non riesco ad essere lucida, non so. Certo lei sta dimostrando una maturità che non mi aspettavo, noi le avevamo dato il permesso, o meglio mio marito, il temerario, e meno male che c’è lui che non ha le mie paure!, le ha dato il permesso di andare in discoteca. Ma lei ha rinunciato senza la sua amica: vuole andarci con  lei la prima volta. Non ha sete o fretta di fare le sue esperienze, ha capito che aspettare può valerne la pena, posso fidarmi direi. Allora perchè al pensiero che sarebbe andata in discoteca, ha cambiato idea solo il giorno dopo, io non ci ho dormito la notte? Cosa farò quando veramente andrà e io penserò che lei è lì dentro, in balia di alcool, droghe e brutti ceffi e non so che altro? E mi sentirò vecchia, una figlia che va a ballare è già una ragazza e tu non sei più “la mammina”. Accipicchia è più facile essere la regina madre, è più facile scrivere storie che viverle, sarà per questo che mi ci rifugio così spesso? Non sono ancora pronta! Rivoglio la mia bambina!

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Domenica mia figlia, prima superiore, riceverà la Cresima, così siamo in fase di preparativi, settimana intensa. Nel frattempo è finita la storia col ragazzino della sua scuola, più o meno serenamente, anche se l’iniziativa è partita da lui. Così è cominciato un altro lavoro, almeno per me mamma con lei. Perchè il suo bisogno in questi giorni è di parlarmi di questa esperienza, di ricordare, sperare o chiudere dentro di lei, di andare a vedere cosa lascia e cosa porta con sè di questa breve eppure intensa storia. E come sempre nella vita avere qualcuno che ti ascolta, che ti vuole bene, che ha fiducia in te e nel tuo valore, aiuta ad andare avanti, a trovare la forza di guardarsi senza piangersi addosso per imparare, per conoscersi, per migliorarsi. Ci siamo anche scontrate in questi giorni e abbiamo avuto posizioni nette e opposte, e io, dubbiosa, non ho ceduto, anche se una parte di me aveva paura che lei si allontanasse da me, che mi vedesse solo come “sua nemica”. Ci siamo anche spiegate e detti i nostri motivi e io ho accettato che lei mi tenesse il muso, con tristezza, ma serenità. Poi è arrivata la rottura, il giorno difficile, son diventata la spettatrice e la cuoca per lei e i suoi amici arrivati a casa a soccorrerla, a non lasciarla sola. E adesso sono cominciati i giorni della riflessione, dei bilanci. E, pur continuando a cucinare, eccomi di nuovo a raccogliere i suoi dubbi, i suoi pensieri, le sue emozioni, contrastanti e volubili. Ed io mi sento grata e anche un po’ spaventata per questa figlia mia che cresce e ho scoperto che non mi sono persa nel mio starle accanto nella gioia e nel dolore, nei contrasti come nelle confidenze perchè sempre mi sono sentita dalla sua parte e anche quando sembrava che lottassimo in realtà eravamo dalla stessa parte della barricata. Io sempre la sua mamma, lei sempre mia figlia, eppure giorno per giorno due persone adulte che si vogliono bene, il bene più grande che ci sia.

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La vita procede “non si attarda su ieri”, tanto meno le figlie adolescenti! Così la mia romantica quattordicenne si sta aprendo all’amore regalando anche a me emozioni nuove. Dopo il fidanzamento estivo che da casa nostra a Roma era ovviamente difficile da mantenere e che faticosamente si è spento, un nuovo “cavaliere”, nella nuova scuola questa volta, si è stagliato all’orizzonte. Così giorno dopo giorno, sguardi, saluti, conversazioni, dichiarazioni stanno portando i loro cuori ad un legame e ad un’intimità da fidanzati. Ma tutto questo oggi non può prescindere dalla tecnologia, così molto è stato fatto attraverso messaggini, conversazioni in chat, modi più semplici per aprirsi, per poi venire “aggiornati” al mattino dopo a scuola nella vita reale. E hanno già la loro canzone, ma se una volta erano le serenate, poi le dediche alle radio private, per me la canzone di maggiore successo nel periodo in cui ho conosciuto suo padre, per lei è un video che lui “mamma mi ha taggato la canzone su facebook, capisci?” No, per la verità non capisco. ” I maschi non  lo fanno quasi mai, vuol dire che sono importante per lui!” Ecco questo lo capisco, poi mi fa vedere il video e scopro che il brano non è lo stesso, ma si tratta del cantante che con Come mai ha fatto innamorare i suoi genitori. E allora improvvisamente mi commuovo e sento che mi piace come sta crescendo, quello che sta vivendo e ripenso a tutta l’energia e la passione che ci ho messo per crescerla, per trasmetterle il mio amore e improvvisamente non so perchè mi sento brava, o forse grata.
Eccoti 

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Sono tornata, anche se non sono certo mai andata via e anche se ora altre difficoltà e impegni mi chiamano, un padre molto anziano e molto malato, ma forse proprio per questo voglio scrivere di emozioni piacevoli, da accompagnare alle altre.
Mia figlia ormai è da un po’ e quindi assodato direi, che mi dice che tra le sue amiche lei è quella con la mamma più aperta e disponibile, più rispettosa delle sue idee, che le lascia più libertà di scelta e di movimento, con cui si può discutere. Eppure io non mi limito per niente nelle punizioni, persino negli urlacci e l’altro giorno che mi aveva risposto in modo sarcastico l’ho messa nell’angolino come quando era piccola! Però è vero che questo è quando sono arrabbiata, quando parliamo e discutiamo con calma, quando me ne rendo conto, cerco sempre di lasciarle il suo spazio e anche di non influenzarla, io che -fai come ti pare!- sapevo che significava che quello che volevo io non sarebbe stato approvato. Insomma mi auguro e desidero che lei sia indipendente, spero di riuscire a rispettarla, che si senta libera da me. Ma sono così ingombrante che credo sia un’impresa ardua. Io ho opinioni su tutto, sono controllante, ansiosa,
-peggiorista- come dice lei, cerebrale e tremendamente emotiva e romantica, qualche volta piangevo commossa vedendola arrivare da scuola con quelle sue codine e il grembiule bianco e mi commuovo quando le racconto le cose, le situazioni le storie. Sono tanta!
Eppure lei mi dice e ormai come scontato, che le mamme delle sue amiche sono meno malleabili, più ingombranti e presenti, più invadenti di me. E non è che lei sia una particolarmente tosta, come il fratello, come il padre, è molto indipendente e autonoma nelle sue scelte, ma ci tiene tanto all’approvazione degli altri, alle relazioni, che sono il centro della sua esistenza. Ora che ci penso è come me, già. La prima volta che sono uscita per conto mio nemmeno lo ricordo: ero alla materna, evidentemente quel giorno decisi di tornare a casa da sola a piedi invece che col pulmino. Mi trovò una vicina che camminavo tranquilla in mezzo alla strada verso casa. Ma sapete quanto ho paura del giudizio degli altri, la fatica a mostrarmi.
Forse è per questo assomigliarci che io e lei andiamo d’accordo e che mi trova sopportabile anche in questi anni di rapporti difficili di crescita, o forse è perchè ci rifletto tanto e mi interrogo su quello che faccio e facciamo, forse tutte e due le cose, come sempre succede nella vita, che la spiegazione non è mai una sola e semplice.
Comunque lei ogni tanto mi accarezza una guancia -mamma, sei carina- mi dice, poi va.
Ogni scarrafone è bello a figlia soja.

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Eccomi qua, compito fatto.
Con pazienza e un po’ di tempo, come da richiesta, o quasi, ho guardato tutti i pensieri scritti in questo spazio e ho raccolto sotto un’unica categoria le parole che riguardano mia figlia, la mia primogenita, la ragazza, tredici anni a settembre.
Subito dopo aver pubblicato il libro, con la sua prima media inoltrata, le ripetevo spesso che ormai le storie per fare le cose per lei non andavano più bene, che avrei dovuto scrivere un’altro libro e soprattutto trovare nuove soluzioni.
Perchè si possa crescere insieme, perchè l’amore prevalga sempre sulle tensioni, sulla paura, sulle incomprensioni, sulla rabbia e la frustrazione.
Tutti ingredienti poco gradevoli eppure indispensabili perchè lei si stacchi dal mondo dell’infanzia ed impari a fare a meno del mio intervento, del mio riferimento, del mio aprirle le strade e buttarsi, provarci, entusiasmarsi, allontanarsi e avvicinarsi altrove, lontano da me.
Come un cantiere aperto con il nastro rosso e bianco dei lavori in corso e non mi fido di quei ragazzi che non discutono, con cui non c’è mai conflitto nè tensione, non si costruisce senza cambiare, senza rinnovare, deve essere permesso anche distruggere, buttare via il vecchio.
Il meglio che io possa fare è stare su questa giostra e farne parte, accettare questa nuova sfida e avventura, sbagliando, sempre, comunque, nonostante lei e le sue qualità, contro di lei, insieme a lei. Quanto ancora ho da sbagliare con mia figlia, siamo appena agli inizi, quanta meravigliosa fatica dovrà ancora sudare e quanta ne farà durare a me, che ho intenzione di stare ben abbarbicata al bordo della sua vita, là dov’è il mio posto, continuando, tra litigi e confidenze, a raccontarvi del modo in cui, io come mamma, lei come persona, queste due Piccole donne crescono.

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Eccomi qua, dopo giorni e giorni di corse e di mille nuove e vecchie cose da fare. Una presentazione, progetti, laboratori, letture, contatti, mia figlia che mi assilla che vuole essere più grande, mio figlio che sta esaurendo le scorte di buone maniere ed è diventato più indisciplinato in queste ultime settimane di scuola. E la famiglia da tirare avanti e che ti tira avanti.
Ma ora sono qui, davanti a questo spazio bianco da riempire che mi ha accompagnato in questi mesi e mi sento come tornata a casa. E quello che provo è gratitudine per avere questo mio rifugio, questo spazio dove possono entrare tutti eppure che è solo mio.
Perchè la vita è così. Bisogna avere le porte aperte e lasciare che le cose ci scorrano attraverso, esperienze ed emozioni che entrano ed escono, ma ogni tanto bisogna ricordarsi di chiudere tutto e guardare la mobilia, come si sarebbe detto una volta.
Per riconoscersi, fare il punto della situazione, prendere confidenza con i nuovi oggetti e dare una spolveratina a quelli vecchi, magari qualcosina buttarla via. Allora si va avanti tutti interi,  puoi tenerti con te tutti i tuoi pezzi, le tue paure e i tuoi entusiasmi, le tue nostalgie e la noia, la stanchezza e l’eccitazione e trovare la forza dentro di te per riaprire la porte.
Tanto sai già che subito lì fuori troverai quella ragazzina dodicenne inquieta pronta ad entrare e invadere con tutta la sua energia ogni angolo più remoto, come un tornado che passa, finchè non se ne torna in camera sua e chiude la porta della sua stanza, quella vera.  Fino al prossimo assalto.
Proprio come con la vita.

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Mia figlia dodicenne, già nel pieno ruolo della sua preadolescenza, tanto da rispondere al padre che le ha chiesto una volta perchè risponde sempre bruscamente -perchè sono adolescente!- vive in funzione del computer: i suoi video musicali, i suoi telefilm, i suoi giochini e soprattutto il suo muretto virtuale, il mezzo per chattare con gli amici. E come la maggior parte delle ragazzine della sua età dice un sacco di parolacce, in continuazione.
Io però non voglio rinunciare al mio romantico sogno di vederla come una principessa, la mia, e le ho categoricamente vietato, a lei e ai suoi amici quando vengono in casa nostra, di pronunciare qualsiasi termine che vada oltre “sciocco” o “idiota”, e purchè non sia rivolto a nessuna persona direttamente, sennò neanche quello.
In realtà quello che desidero è che rimanga in lei la capacità di distinguere tra il suo mondo, dove ormai è automatico comunicare, tra parolacce e abbreviazioni, come dei marziani sboccati, e il mondo degli adulti e delle relazioni dove pretendo che mantenga l’abitudine di parlare in modo rispettoso, non solo ovviamente nei termini.
Lei si lamenta, ma lo accetta perchè, anche se non lo ammette, credo che comprenda il mio obiettivo.
All’inizio della prima media al suo primo -mamma mi hai rotto- la spedii in camera sua in punizione per il resto del pomeriggio.
Ora ovviamente le sequestro il computer.  E lunedì sera gliel’ho tolto per un’intera settimana. E soffro adesso insieme a lei e per me, mi sento in colpa, sarò esagerata? Mi odierà? Si allontanerà da me?
Mi consolo giocando a carte con mio marito e mio figlio, che a otto anni ha appena  imparato entusiasta scopa e rubamazzo e le partite si sprecano. Solo che vince sempre il mio bambino e ieri, sottovoce, mio marito mi ha confidato che lui lo fa vincere.
Accipicchia! Io veramente no!
Meno male che ho imparato che per essere mamma è importante avere altri serbatoi dove attingere la propria autostima, sennò..

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